Il rispetto delle regole ed il ruolo di chi deve prendere una scelta al centro del dibattito organizzato per il Novantesimo dell’Aia di Como
L’hotel Castello di Casiglio di Erba (Como) ha ospitato questa sera un momento di approfondimento e una festa per celebrare il Novantesimo della Sezione arbitri di Como, intitolata ad Andrea Riella.
Dopo i saluti dell’assessore allo Sport del Comune di Como, Marco Galli, il presidente della Sezione comasca, Matteo Garganigo, ha introdotto la serata ringraziando i numerosi ospiti presenti e provenienti da tutta Italia.
“La Sezione Aia di Como – ha ricordato il presidente – è nata solo 17 anni dopo la nascita della federazione nazionale con un obiettivo che si è perpetuato nel tempo, ossia quello di far crescere arbitri ma anche uomini”.
Oltre 200 sono gli associati attuali, 17 i presidenti che si sono succeduti nel corso dei novant’anni di storia, 89 le gare arbitrate da comaschi nella massima serie calcistica nazionale.
Sollecitato dalle domande di Ceniti, il dott. Chiappani ha sottolineato come oggi il problema più grande, dentro e fuori dai campi di calcio, riguardi la banalizzazione delle regole. “Ma le regole – ha detto – sono fondamentali in qualsiasi situazione, compreso il campo di calcio e la stessa figura dell’arbitro deve necessariamente essere rispettata, senza eccezioni”.
“Se si arriva a fermare i campionati, come accaduto la scorsa settimana in Lazio – ha aggiunto il presidente nazionale –, abbiamo perso tutti: ma se questa è l’unica strada, la percorreremo con decisione perché l’arbitro, proprio in quanto custode e garante delle regole, non può essere neppure sfiorato. Per contrastare questi fenomeni, nell’ambito sportivo come in quello civile – ha detto ancora Nicchi – deve esserci la certezza della pena”.
Al termine del confronto, spazio ad una cena speciale per spegnere le novanta candeline: la riflessione sul passato e sul presente è servita per ritrovare motivazioni ed energie che consentiranno di proseguire la storia di questa organizzazione, continuando ad essere arbitri in campo ma anche nelle scelte quotidiane.
Andrea Colombo